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Mamma, stanotte ho pianto

  • Laura Zappata
  • 19 ago 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Mamma, stanotte ho pianto.

Dovevo chiederti qualcosa, una cosa banale, non ricordo esattamente, forse un dubbio su come cucire una tendina. Ma tu non c’eri. Eppure, sentivo che non eri morta, eri solo lontana.

Comunque non c’eri.

E allora ho pianto. Ho pianto perché mi chiedevo, sconsolata: io ho bisogno di parlarle; possibile che lei non senta lo stesso bisogno? Possibile che ora non abbia più voglia di parlare con me?

E sono scoppiata a piangere.

Poi mi sono svegliata e ho capito che avevo sognato. Ma avevo gli occhi e il viso bagnati di lacrime. Il mio pianto non era un sogno, era reale.

Però è strano: nel mio sogno tu non eri morta, eri solo assente. Partita per un viaggio senza ritorno.

E anche qualche sera fa, allo spettacolo di ferragosto, ho pianto.

Ho pianto quando la violinista ha suonato quel pezzo che avevo ascoltato la notte in cui sei mancata: la morte del cigno. Ascoltandolo quella volta, avevo avuto un presentimento: che tu, la mia mamma – cigno, mi stessi lasciando.

E la sera di ferragosto, una sera di festa, non sono riuscita a trattenere le lacrime.

Per fortuna era buio.

Nessuno si è accorto che piangevo.


 
 
 

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